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venerdì 22 aprile 2011

Il TRE e la porta dell'infinito



La matematica entra nella nostre vicende quotidiane in diversi modi, ma è soprattutto a livello simbolico che le suggestioni che essa suggerisce, iniziano a gravitare nella nostra mente; solo allora, il gioco inizia a farsi interessante. Concetti come quelli delle “geometrie non euclidee”, “gerarchie di infiniti”, “spazi multidimensionali”, hanno risonanze simboliche che possono essere usate per suggerire paesaggi mentali tanto ermetici quanto incomprensibili. Su questi, l’invito che Marco Abate lancia, non può lasciarci indifferenti: bisogna soffermarsi sulle immagini e le impressioni sensoriali che questi concetti evocano.
Ed è sulla scia di Abate che ripropongo qui di seguito, una tavola di Tre per zero, il lavoro di Sclavi e Brindisi, edito dalla Bonelli Editore; un fumetto per intenderci, ma non un fumetto qualunque… onirico, a tratti metafico. È indubbio, che il mio indagatore dell’incubo non mi abbia mai deluso, e allora non rimane che iniziare il racconto.



Un matematico dalla personalità alquanto bizzarra, scopre dopo anni di ricerche che “Tre per zero è uguale a tre”, mettendo così in dubbio le basi stesse della Matematica. Proviamo adesso a cogliere le impressioni sensoriali che un’immagine di questo tipo evoca nella nostra mente. Il tre come porta dell’infinito è quanto di più suggestivo vi possa essere, ma da sempre, se c’è un qualcosa che associo all’idea di chiusura è proprio il numero tre. Lao tzè ha parlato chiaro, l’uno produce il due, il due produce il tre. Il tre è figlio della logica binaria, non potrà mai essere un suo superamento. Da sempre il tre racchiude nelle simbologie l’idea della perfezione, e con essa della chiusura, perché ciò che è incompleto, non potrà mai essere circoscritto. E il sacro, di storie, ce ne ha raccontate parecchie.
Continuiamo con gli usi simbolici della nostra storia. Seguendo la sua scoperta il matematico entra in uno spazio completamente vuoto, un nulla apparentemente assoluto, in cui trova due fiocchi di neve perfettamente uguali. Ma quante probabilità abbiamo di trovare due fiocchi di neve perfettamente uguali? nel nostro universo, nessuna. I fiocchi di neve altro non sono che minuscoli cristalli di ghiaccio aventi di base una simmetria esagonale e spesso anche una geometria frattale, ognuno di tipo diverso e spesso aggregati tra loro in maniera del tutto casuale a formare fiocchi di neve. Benché i bracci dei cristalli di neve che formano i fiocchi siano perfettamente simmetrici, non vi saranno mai due fiocchi di neve perfettamente identici. La risposta, risiede nelle differenti condizioni alle quali saranno sottoposti i cristalli. Lo spazio vuoto nel quale entra il nostro professore, è soltanto una costruzione virtuale della realtà, simulacro della realtà stessa. L’Universo in questione non ha nulla di aleatorio, e il nostro matematico, ne esce al più presto convinto dell’inutilità della sua scoperta. Da qui, il lettore viene catapultato nella realtà; una realtà dinamica, dominata da continui “effetti farfalla”, dove singolarità si incontrano/scontrano con macrostorie; Sono universi dinamici quelli nei quali il lettore viene immerso, caotici data l’imprevedibilità del tutto. È la realtà a mutare forma e dimensione, in un coacervo di giochi iperbolici, dove il tre è solo la nota stonata di una geometria vuota.

Il tre non potrà mai essere la porta dell’infinito, perché l’infinito è IPER-, il tre solo chiusura.
Tre per Zero, Zero.


Riferimenti bibliografici

M. Abate, S. Natali Il lemma di Levemberg, Lazarus Ledd Extra 3, Star Comics, Perugia, 1996.
Abbate M., “Scrivere matematica nel fumetto”, in Matematica e cultura 2004, Ed. M. Emmer, Springer, Milano, 2004, 19-29.
T. Sclavi, B. Brindisi Tre per zero, Dylan Dog 125, Sergio Bonelli Editore, Milano, 1997.

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