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mercoledì 29 ottobre 2008

ReSiDuO


27 ottobre 2008

Aspetto in silenzio
l'eco dell'evento.
Sussurro sottovoce
ciò che forse non sarai più,

LIBERA.

G. Meli

giovedì 23 ottobre 2008

Ricordi di vita passata

Apro un cassetto, ricordi di vita passata. In alto un titolo, STORIA D'OMBRA, a seguire la mia storia:

“Lì nel regno dove tutto è uguale, dove l’acqua sa di niente, dove il sole mostra la vera natura delle cose, tutto passa inosservato, tutto si unisce e si confonde nell’inesorabile buio dell’esistenza. Più vicino di quanto pensiate, al di là della più cupa indifferenza, eccolo lì innanzi ai vostri occhi il Regno delle Ombre [..] ”.
Stava ferma a guardare fissa il vuoto, non riuscivo a capire cosa stesse provando, i suoi occhi erano come cristallo, soltanto una luce li penetrava rendendoli inermi al mio sguardo. Fu in quel preciso istante che percepii la sua sostanza, per la prima volta la vedevo..

G. Meli - da Storia d'Ombra-

lunedì 13 ottobre 2008

Diamogli spazio..

Le città e gli occhi. 2.


"È l'umore di chi la guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su: davanzali, tende che sventolano, zampilli. Se ci cammini col mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s'impiglieranno raso terra, nei rigagnoli, i tombini, le resche di pesce, la cartaccia. Non puoi dire che un aspetto della città sia piú vero dell'altro, però della Zemrude d'in su senti parlare sopratutto da chi se la ricorda affondando nella Zemrude d'in giù, percorrendo tutti i giorni gli stessi tratti di strada e ritrovando al mattino il malumore del giorno prima incrostato a piè dei muri. Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo piú a staccarlo dal selciato. Il caso inverso non è escluso, ma è piú raro: perciò continuiamo a girare per le vie di Zemrude con gli occhi che ormai scavano sotto alle cantine, alle fondamenta, ai pozzi" (ed. OscarMondadori, 2006, 66).




da: Le Città Invisibili di Italo Calvino

martedì 7 ottobre 2008

Sulle vie dei tesori

Sabato 4 ottobre 2008, ore 10.00
Qui, all’ex deposito locomotive di S. Erasmo, la gente attende la guida. Una passeggiata lungo le sponde del fiume Oreto, ma la pioggia imperversa, la gente va via, la visita sarà spostata a sabato prossimo “stessa ora, stesso posto, vi aspetto, mi dispiace ma il mal tempo renderebbe questa una tortura, e noi non lo vogliamo..”
Ore 11.00 un raggio di sole tra le nubi si fa avanti timido e insicuro, decido di iniziare il percorso. Parto dalla foce, lì a S. Erasmo, un pescatore alla riva intento a quello che è il suo sport da sempre, uno spettacolo per gli occhi, il porticciolo di S. Erasmo, la Cala, monte Pellegrino, lì sul fondo, signore incontrastato. L’acqua è limpida, mi ci specchio dentro, ho fatto bene a non andar via, proseguirò il tragitto sul lungofiume, al diavolo il tram, oggi si va a piedi!
Il lungofiume inizia presto a ripopolarsi, per un attimo è forte la tentazione di sedersi ad un bar per ordinare una cioccolata, demordo, la voglia di proseguire il tragitto è tanta, voglio andare in fondo, fin dove lo sguardo mi consente di andare. Sotto il ponte delle “teste mozze”, mai nome fu tanto indicato per ricordare la piccola piramide triangolare in muratura dove venivano appese, a monito dei passanti, le teste dei condannati a morte, un uomo suona la sua fisarmonica attorniato dai passanti. Il prato è ancora pregno della forte pioggia della notte, ma i bambini giocano felici, incuranti dell’umidità; saranno all’incirca le 12.00 affretto il passo, spero di trovare la chiesa della Madonna delle Grazie aperta, è li che vorrei andare..alla Guadagna, pare che sia una chiesa del XVIII secolo, almeno queste sono le poche informazioni che ricordo, barocco romano, due campanili all’esterno, stucchi ornamentali all’interno, non l’ho mai vista, spero di arrivare in tempo.
Già.. in tempo..

Gisella Meli

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