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lunedì 13 ottobre 2008

Diamogli spazio..

Le città e gli occhi. 2.


"È l'umore di chi la guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su: davanzali, tende che sventolano, zampilli. Se ci cammini col mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s'impiglieranno raso terra, nei rigagnoli, i tombini, le resche di pesce, la cartaccia. Non puoi dire che un aspetto della città sia piú vero dell'altro, però della Zemrude d'in su senti parlare sopratutto da chi se la ricorda affondando nella Zemrude d'in giù, percorrendo tutti i giorni gli stessi tratti di strada e ritrovando al mattino il malumore del giorno prima incrostato a piè dei muri. Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo piú a staccarlo dal selciato. Il caso inverso non è escluso, ma è piú raro: perciò continuiamo a girare per le vie di Zemrude con gli occhi che ormai scavano sotto alle cantine, alle fondamenta, ai pozzi" (ed. OscarMondadori, 2006, 66).




da: Le Città Invisibili di Italo Calvino

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Gise passavo di qua. Bel quadro! Allora ti piace "le città invisibili"?

Gisella Meli ha detto...

umh..ho saltanto tutta l'introduzione, e adesso mi sto cervellando sul "perchè le città invisibili.."
libro sottile, ma se non lo contestualizzo col periodo in cui è stato scritto, difficilmente lo capirò. mo scappo tu sai perchè ^_^

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